PCT ep. 3: Another brick in the wall!

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Uscendo dalla nostra città, Savigliano, sorpassando il ponte sul Maira e la zona dei centri commerciali, imboccando una strada sempre dritta, passando due rotonde, sai che da lì a qualche km, poco più di 15, raggiungerai Saluzzo.

Fin qui nulla di strano, pare un semplice navigatore stradale. Nulla di più sbagliato.

Attraversata la seconda rotonda, ti accorgerai che qualcosa ha un profumo diverso: stai oltrepassando il cosiddetto “muro di Lagnasco”. E lo stesso vale anche per il viceversa, chi quella strada la percorre in direzione opposta.

Ora, non è che si senta tutto questo bisogno di erigere muri (vedi Trump), meglio abbatterli i muri, Berlino docet. O se proprio ci devono essere, preferiamo il Wonderwall degli Oasis o quello ancor più celebre dei Pink Floyd.

Questo muro figurato però è simbolico di una rivalità che trova le sue radici fin dalla storia più antica.

Marchesato contro Roccaforte, Torre Civica contro Castiglia, Pellico contro Santarosa, Saluzzo vecchia contro Parco Graneris: così vicine, così lontane queste due città.

Insomma, amici mai, verrebbe da dire. E lo sport, nel nostro caso il basket, non fa eccezione.

L’Amatori Basket Savigliano viene fondata pochi anni dopo l’Aba Saluzzo. Non vi è giocatore che abbia giocato per una delle due formazioni… o entrambe che possa non confermare che tra tutti i derby di provincia il più sentito dalle due società sia proprio questo: biancorossi contro gialloblù.

A livello meramente sportivo vi sono stati negli anni alterni periodi di prevalenza dell’una verso l’altra. Savigliano conquista la serie D nell’85-86 proprio in una serie finale vinta contro i cugini, apoteosi di una stagione da Imbattuti. Ma questa è un’altra storia, ci torneremo nelle prossime puntate.

Negli anni 90, specie nella seconda metà, i Saluzzesi, guidati in panchina dal sanguigno Angelo Bianco vantano un maggior numero di successi, i quali culmineranno addirittura con la promozione in C1 nei primi anni 2000.

Scherzo del destino, vi sarà poi un sali-scendi che farà sì che Savigliano rincroci i Marchesi solo nella stagione 2008-09, culminata con la promozione in C1. Da lì in poi l’equilibrio è tornato sovrano. Partite spesso al cardiopalma in serie C Gold e Silver (rispettivamente ex C1 e C2), tifo alle stelle, sfottò e cori dei tifosi a cornice di un clima che sia al PalaOnda che al Ferrua mai è sconfinato oltre i canoni, mantenendo fede alla sportività.

La storia di queste partite va oltre il semplice “almanacco”. Paradossalmente spesso pare che le due fazioni nascondano invece una certa somiglianza. Non è un caso che molti siano stati gli scambi di giocatori che hanno abbracciato i colori reciproci senza mai comunque passare per traditori. Esempio lampante Emiliano Francione, nemico per antonomasia e tra i più, sportivamente parlando, odiati da Savigliano.

Quando Emi cambiò casacca divenne però tra i più amati eroi delle Pantere, tornando poi a chiudere la carriera all’ombra del Duomo. Casa dolce casa.

È che forse lo vogliamo un po’ entrambi, essere diversi gli uni dagli altri. Quelle rivalità che mettono sale e pepe alla vita, a partire da quella sportiva. Ma oltre quel muro, quei frutteti che avvolgono quel rettilineo ora spogli ora fioriti, vi sono forse più punti in comune che in disaccordo. E così diventa più bello darsene di santa ragione in campo ed alla fine scambiare due parole, bersi una birra insieme. Che poi, so’ bravi ragazzi, magari te li trovi poi pure in squadra insieme, un giorno, e scopri che gli vuoi pure un gran bene, vero Baruz?

Però al derby non vuole mancare proprio nessuno.

O forse sì? Giusto qualche anno fa, a casa Beccaria squilla il telefono: è Roscoe, il coach della prima squadra. Un giocatore si è infortunato, il 17enne Becca è chiamato a sostituirlo nel match contro il Saluzzo in casa loro, che si terrà da lì a poche ore. Becca termina la chiamata.

Michelangelo, suo padre, gli chiede: “Allora?”

Andrea risponde: “Ma sì, Roscoe mi ha chiesto di andare con loro a giocare, ma è questa sera stessa, poi ho 17 anni, figurati, manco mi farà entrare, non sono ancora mai stato convocato e per di più è pure il Derby, insomma gli ho detto di no”.

Papà: “Derby?? ma contro chi??”

Andrea: “Derby contro il Saluzzo, da loro”

Papà: “Ma sei matto?? Chiamalo subito e digli che ci vai, ma scherziamo?? “

Detto fatto, Becca ha l’adrenalina a mille. Esordisce in prima squadra, segna pure 12 punti e Savigliano vince. Quale migliore esordio per la lunga e sfavillante carriera in biancorosso del nostro storico capitano? Bravo papà Michelangelo!!

A proposito dell’essere padre: ecco un altro esempio pratico di quanto sia sentito questo derby dai giocatori.

L’11 marzo 1995 Adriano Ramonda, bandiera saviglianese, la mattina divenne papà di Giulia ma la sera stessa a tutti i costi volle esserci a giocare un derby, dove, nonostante la sconfitta, ne mise 27. Poco importa, rispetto alla più bella vittoria del mondo regalatagli qualche ora prima da sua moglie Cristina.

Tuttavia, voleva esserci anche lui, quella sera, ad apporre un altro mattone su quel muro.

Da un’idea di Paolo Brero e Andrea Eandi.

Testo e voce: Andrea Eandi.

Produzione: Paolo Brero.