ABS Focus: The Number One

Condividi:

Intervista al presidente Marco Testa.

Marco Testa è il fondatore e il presidente dell’Amatori Basket Savigliano.

Dopo aver praticato l’atletica leggera da ragazzo, nel 1978 fonda l’Amatori Basket Savigliano insieme all’ex sindaco Aldo Comina, che viene nominato primo presidente. La società nel corso degli anni ha visto crescere migliaia di ragazzi con la passione per la palla a spicchi, arrivando oggi ad avere un numero notevole di squadre giovanili e seniores partecipanti ai campionati federali.

Presidente, quando più di 40 anni fa fondò la società, avrebbe mai pensato ad una storia così lunga?

Beh, ovviamente no. Quando fondai la società l’obiettivo era quello di giocare tra amici, non ci eravamo mai posti degli obiettivi sportivi a medio-lungo termine, l’importante era divertirsi. Negli anni abbiamo raggiunto traguardi importanti, ma l’idea iniziale di far divertire i ragazzi, facendoli crescere sia dal punto di vista sportivo, che dal lato umano, rimane e rimarrà sempre un punto cardine del mio credo di pallacanestro.

Questo è un periodo complesso per le società sportive, quali sono i modi per migliorarsi?

Questo periodo è molto difficile per tutta l’economia e, ovviamente, anche le piccole realtà come la nostra ne risentono. In particolare, è difficoltoso trovare nuovi sponsor, ma presentando progetti seri, che hanno come obiettivo il bene dei ragazzi, siamo riusciti a trovare delle aziende intenzionate a sposare la nostra causa. Senza rimpianti, abbiamo deciso di iscriverci al campionato di C Silver, nonostante avessimo ancora il diritto di partecipare alla C Gold, per poter investire gran parte delle nostre risorse nel progetto “Minibasket a costo zero”, che ha reso possibile che tutti i saviglianesi e tutti i bambini dei nostri centri esterni giocassero senza alcuna retta da pagare. Un progetto che mi rende molto orgoglioso, perché si sente sempre di più dai media che la pandemia ha ingigantito le differenze sociali, mentre nel nostro piccolo, far giocare tutti i bambini è sicuramente un esempio importante di inclusione.

Parallelamente, abbiamo deciso di occuparci dell’ambiente. Una società di basket non può di certo invertire la tendenza del cambiamento climatico, tuttavia con qualche piccolo accorgimento possiamo dare il nostro contributo. Fino all’anno scorso, ad ogni partita fornivamo sia alla squadra di casa che in trasferta, le bottiglie di plastica. Considerando che al PalaFerrua ogni stagione si giocano più di 150 partite, la quantità di plastica utilizzata era notevole. Poche settimane fa, grazie a una collaborazione con PierH2O abbiamo installato un dispenser di acqua refrigerata. Quando ci si potrà tornare ad allenare forniremo ad ogni ragazzo delle giovanili e delle due squadre senior una borraccia in alluminio. Inoltre, come da disposizione della FIP Piemonte, con questi accorgimenti non siamo più tenuti a fornire l’acqua in bottiglia alla squadra ospite. Prima parlavo dell’obiettivo di far crescere i ragazzi anche dal lato umano, questo investimento credo sia un esempio importante di guardare al futuro.

Come ha spiegato, per potersi concentrare sul minibasket, la prima squadra è passata dalla C Gold alla C Silver, è stata una scelta difficile a un solo anno dalla promozione?

All’inizio non è stato semplice accettare di dover partecipare alla C Silver. La promozione in C Gold del 2019, a dieci anni dalla promozione in C1, è stata per me, e per tutti gli appassionati di pallacanestro saviglianese, un momento storico. Dover retrocedere, non per demeriti sportivi, mi sembrava quasi un’offesa nei confronti di chi si era allenato duramente, giocato, vinto le partite e il campionato. Tuttavia, quando i dirigenti e il settore tecnico mi hanno presentato il nuovo “progetto Minibasket”, mi sono sentito subito coinvolto: porre i bambini al centro della nostra attività è un principio in cui credo molto e se questo comporta dei sacrifici sono felice di farli.

Dopo tanti anni, la Serie C è composta nella quasi totalità da giocatori usciti dal settore giovanile, è motivo d’orgoglio?

È sicuramente motivo d’orgoglio. Avere due squadre senior composte praticamente solo da saviglianesi significa che il settore giovanile ha lavorato bene in questi anni. Non pensiamo però che questo sia dovuto al caso, insieme ai vari responsabili avevamo pianificato questo momento. E ora, guardiamo ancora una volta in avanti, cercando di strutturare il progetto Serie D, che quest’anno ha avuto inizio.

Anche il team di allenatori e istruttori è composto da soli saviglianesi. Qual è il motivo di tale senso di appartenenza alla società?

I nostri allenatori sono tutti saviglianesi e hanno tutti fatto la trafila delle nostre giovanili. Alcuni per infortuni, altri per aver superato l’età per giocare ed altri ancora per essere più interessati al lato tecnico, tutti hanno voluto rimanere nella nostra società come allenatori. Negli ultimi anni, molti ragazzi giovani hanno preso parte al corso allenatori e, dopo un periodo come assistenti, adesso guidano le squadre giovanili, anche con ottimi risultati.